«La mia nuova serie di fotografie, Il poeta assassinato
è una parodia del mondo della moda femminile» dice l'artista
australiana Maree Azzopardi.
«Oggi, siamo abituati a vedere fotografie finte e ritoccate
di splendide donne stampate sulle copertine delle riviste, ma
avendo l'utilizzato la maschera di un manichino del 1930, il
make-up è fisso. Per lo stesso motivo ho sgualcito e danneggiato
le mie stampe originali, per poi rifotografarle ed imprimere
un'atmosfera antiquata e ironica, quasi come fossero ritratti
scattati in un cabaret».
Ispirato all'uomo senza volto del racconto di Apollinaire, Il
poeta assassi-nato, la nuova serie di fotografie della Azzopardi
è basata sulla sua visione della anonima ed omologata società
odierna. La maschera femminile priva di espressione trae, in
maniera bizzarra, elementi di personalità da ogni model-lo fotografato.
Alcuni ritratti sono erotici o melodrammatici, altri sereni
e religiosi. Sebbene il viso da manichino possa apparire come
una maschera spettrale, le fotografie di Maree Azzopardi celebrano
la complessità della vita.
«E' affascinante notare come la stessa maschera assuma
caratteristiche differenti in relazione ai diversi modelli che
la indossano: un bambino di sette anni, una bambina di nove,
una ventenne, un uomo di trenta. I loro occhi, forse il dettaglio
più importante di un ritratto, sono completamente coperti dalla
maschera. In questo modo i modelli non possono cogliere l'attimo
dello scatto. Tutto quello che vedono è l'oscurità».
Le opere della Azzopardi sono spesso basate sui temi della sessualità,
della morte, della religione e del mondo legato al mare. The
Poet Assassinated (Il poeta assassinato - 2005) può essere considerato
come il continuum della ricerca visiva iniziata con From the
Garden (1996), nel quale figure luminose e fiori emergono da
un fondo nero. Un'immagine mostra la mano di un cadavere che
sostiene un fiore appassito. La fotografia è stata scattata
durante il controverso soggiorno al St Vincent's Hospital di
Sydney, utiliz-zato dalla Azzopardi come residenza d'artista.
Un'altra immagine raffigura una giovane donna che lavora come
fisioterapista nell'ospedale.
«Io ero interessata ad Hanna perché manipolava i corpi
dei malati di AIDS. Hanna era premurosa e rappresentava un momento
basilare nel percorso di avvicinamento alla morte di quei pazienti».
Nella serie Opera Works (1999), Maree Azzopardi ritrae
un campione di body-building abbigliato con costumi teatrali.
In composizioni che ricordano i dipinti di Rembrandt, l'uomo
ci mostra una figura muscolosa che è perfettamente rappresentativa
della nostra società ossessionata dal fitness. I decori e l'atmosfera
polverosa sono presi in prestito da epoche precedenti.
Allo stesso modo, le fotografie in bianco e nero della serie
Celeste (2001) sembrano giungerci da un tempo indefinito.
Azzopardi focalizza l'attenzione sulle gambe di una modella
fotografata all'interno di un fatiscente edificio a Malta. La
modella fa il bagno e posa distesa su un fianco come un simbolico
pasto, che ci rammenta il racconto biblico dei pani e dei pesci.
La donna sembra colta in un rituale privato, e come per tutti
i ritratti di Maree Azzopardi, lo spettatore aspetta il seguito
della storia.
MAREE AZZOPARDI
opere 1996 2005
a cura di Jonathan Turner
con il patrocinio dell'Ambasciata di Australia e del Comune
di Orvieto
Galleria Zerotre - Orvieto
30 aprile - 12 giugno 2005 - orario: 16.00-19.30 - chiuso il
lunedi
le informazioni sono fornite da Galleria
Zerotre, si declina pertanto ogni responsabilità per inesattezze,
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