Solo un anno fa, una ricerca dal titolo "Il
tipico e il tradizionale ad Orvieto", coordinata
dal Dott. Pino Schirripa dell'Università di Perugia, ha fatto
di tutto per andare alla scoperta dei piatti tipici del territorio
orvie-tano. Argomento di sicuro richiamo, in questa terra a
mezza strada tra Toscana e Lazio, senza niente di umbro e da
sempre caratterizzata da forti sincretismi anche dal punto di
vista culinario.
Risultato della ricerca: non c'è una ricetta tipica di Orvieto,
dato che quello che mangiamo noi o che mangiavano i nostri nonni
manca di originalità ed esclusività, due caratteristiche imprescindibili
perché qualcosa possa considerarsi davvero "tipico". Come dire,
non conoscevamo niente prima e non conosciamo niente nemmeno
ora, ma adesso almeno è un "niente" ben certificato.
È una cucina eclettica quella
di Orvieto, fatta di rielaborazioni delle pietan-ze delle terre
confinanti. Così, se tutti fanno il salmì, solo qui si insaporisce
con una miriade di spezie (tra cui non può mancare la maggiorana),
e se praticamente ogni massaia italiana sa fare la pasta acqua-e-farina,
solo qui le "lombrichelle"
(o "ombrichelli" che dir si voglia) hanno quel tocco in più,
dato da un ovetto aggiunto in extremis e da un generoso bicchiere
di buon vino locale. E se i "cantucci" toscani, superando il
confine di regione non fanno altro che cambiare nome per diventare
"tozzetti", altrettanto
non si può dire dell'unico retaggio di tipicità che Orvieto
è ancora in grado di offrire: la lumachella.
Fatta, come ogni altra pietanza orvietana, di ingredienti semplici
che tutti hanno e che nessun'altro mescola in quel modo, questo
appetitoso "snack" racchiude in sé i due elementi cardine della
tipicità: esclusività e tradizione. Acqua,
farina, lievito,
cubetti di prosciutto e di pancetta,
formaggio grattugiato e a dadini, tutto ben impastato,
e modellato con le mani in cilindretti da arrotolare a spirale
per dare la forma della lumaca, da cui il nome. Il caso ha voluto
che questo appetitoso complemento di antipasti, aperitivi e
rinfreschi avesse proprio l'aspetto del logo di Slow Food. Ma
questo, vi garantiamo, è un puro caso.
questo articolo è uscito sul Corriere dell'Umbria del
30 agosto 2003
lo abbiamo riproposto in quanto perfettamente in sintonia sia
col tema di Orvieto con Gusto 2003
che con i percorsi guidati che ne
costituiscono la vera novità