Si dice, si pensa, si scrive, si parla,…
In quasi otto secoli sono sorti racconti e leggende attorno al
Duomo di Orvieto, al Miracolo di Bolsena e alle loro connessioni.
Alcune ispirati a reali avvenimenti storici, altri probabilmente
frutto di fantasia. Lungi dal voler ricreare in questa pagina
il vademecum definitivo ed esaustivo su questi ricchissimi argomenti,
proviamo a fare chiarezza su alcuni punti, provando a venire a
capo di alcune questioni.
Il Miracolo di Bolsena e il Corpus Domini
Riguardo alle origini della Festività cristiana del Corpus et
Sanguis Domini esistono due scuole di pensiero differenti: secondo
la prima teoria il papa volle assecondare le visioni della Beata
Giovanna da Liegi, secondo l'altra fu il Miracolo del Corporale,
avvenuto nella chiesa di Santa Cristina a Bolsena nel 1263*, a
far decidere Urbano IV.
L'unica cosa certa è che la solenne festività del Corpo e del
Sangue del Signore fu istituita proprio ad Orvieto da Papa Urbano
IV con la bolla Transiturus dell'11 agosto 1264, ad un anno dal
Miracolo del Corporale.
Il Corporale e il Duomo
È opinione diffusa che il celeberrimo e magnifico Duomo di Orvieto
sia stato edificato per custodire le reliquie del Miracolo di
Bolsena: il Corporale mac-chiato di sangue e l'ostia da cui il
sangue è sgorgato.
Forse non è proprio così; infatti gli Orvietani, allora ricchissimi,
avevano da molto tempo in progetto di edificare una nuova cattedrale,
dato che la vecchia era impraticabile (sul pavimento cresceva
l'erba e per le cerimonie ufficiali, come l'incoronazione di San
Luigi di Francia, si usava già da qualche anno la grande chiesa
di San Francesco). Sta di fatto che si cincischiava un po' sia
sull'aspetto che sull'esatta collocazione del nuovo duomo.
Di sicuro il miracolo di Bolsena e la permanenza di Papa Urbano
IV ad Orvieto furono uno stimolo importante alla costruzione del
preziosissimo tempio romanico-gotico, tanto da non esitare a demolire
nel giro di pochi anni sia il vecchio duomo che un'altra chiesetta
lì vicino.
Il Corteo Storico e il Corporale
Quando già il cantiere del Duomo era in piena attività (la prima
pietra fu posta al Papa Niccolò IV nel novembre del 1290), Beltramo
Monaldeschi, vescovo di Orvieto, commissionò al senese Ugolino
di Vieri un imponente reliquiario per custodire il lino macchiato
del sangue del Miracolo di Bolsena.
La superba opera di oreficeria giunse in città nel 1338, esattamente
settantacinque anni dopo il miracolo, e gli Orvietani del periodo
furono talmente impressionati dalla sua bellezza che modificarono
la pianta della Cattedrale per aggiungere una cappella in cui
ospitare il prezioso oggetto.
L'entusiasmo fu tanto che si volle festeggiare l'arrivo del reliquiario
con una solenne processione, a cui presero parte le maggiori autorità
cittadine (Podestà, Gonfaloniere di Giustizia, Consoli, Capitano
del Popolo, rappresen-tanti delle milizie, nobili,…).
Da allora ad Orvieto si è perpetuata la solennità della processione
con il Sacro Corporale, e da poco più di cinquant'anni a questa
parte, al corteo religioso si è aggiunto quello storico, che vuole
rievocare quella prima solenne processione.
Ecco quindi spiegato perché sfilano soltanto uomini (circa 400)
in costumi trecenteschi. Se, come in molti credono, si trattasse
di una rievocazione dell'arrivo del Corporale ad Orvieto, non
si spiegherebbe il perché di una processione che si snoda all'interno
di Orvieto (l'incontro del Papa con il Vescovo di ritorno da Bolsena
avvenne a Rio Chiaro, fuori della cinta muraria), né il perché
di un corteo composto di soli uomini (secondo le cronache del
periodo non solo le autorità accompagnarono il Papa, ma una consistente
folla di uomini e donne), né, tanto meno, la foggia degli abiti
(il miracolo avvenne nel 1263, e tutt'altra era la 'moda' del
periodo).
Le donne e il Corteo
Svelato l'arcano del corteo maschile, non possiamo esimerci dal
parlare dell'ultimo nato: il corteo delle dame.
Eh già, la novità degli ultimi anni è stata la realizzazione di
una sorta di corteo parallelo, stavolta tutto di donne, che sfila
nel pomeriggio della vigilia della festa, partecipa ai vespri
in Duomo, e gode dell'esibizione di musici, giullari e danzatrici
in Piazza del Popolo.
Le dame, che idealmente accompagnavano i loro consorti convenuti
ad Orvieto per prendere parte l'indomani alla solenne processione,
assistono così ad uno spettacolo realizzato in loro onore, dando
vita ad una sorte di gineceo medievale di forte impatto sugli
spettatori.
Non c'è che dire, con l'introduzione di questa sfilata tutta al
femminile, ci pare proprio che l'evento Corpus Domini sia ora
politicamente corretto. E molto più ricco.
* Durante la messa celebrata da un sacerdote
incredulo (da molti forse erroneamente identificato con Pietro
da Praga), dall'ostia spezzata sgorgò del sangue che macchiò sia
il corporale che la pietra dell'altare; l'ostia e il fazzoletto
di lino furono subito portati ad Orvieto, dove risiedeva Papa
Urbano IV e dove ancora oggi si conservano.
Secondo la leggenda fu lo stesso Corporale a decidere di venire
dal Papa, continuano a spostarsi all'interno della chiesa di Santa
Cristina a Bolsena, fino a quando fu posiziona-to su un carro
trainato da due buoi indomiti, che subito si ammansirono e che
condus-sero le reliquie fino ad Orvieto, seguendo un diverticolo
della Via Francigena. Un masso però, ancora oggi visibile in località
Sasso Tagliato (guarda caso), ostruiva il passaggio; all'avvicinarsi
del carro il macigno si spezzò in due e permise il transito del
corteo.
Qui finisce la leggenda.
La storia narra invece dell'incontro del corteo papale e dei quello
orvietano sul ponte di Rio Chiaro (oggi Ponte del Sole), e della
solenne officiatura del Corpus Domini (con il celeberrimo Lauda
Sion) commissionata dal papa a San Tommaso d'Aquino, allora reggente
della cattedra di teologia ad Orvieto.
E qui ricomincia la tradizione e la leggenda, che vogliono che
il crocifisso della Chiesa di San Domenico abbia parlato a San
Tommaso complimentandosi per gli inni composti e che San Bonaventura
da Bagnoregio, anch'egli in procinto di scrivere una officiatura
solenne per la stessa festività, abbia strappato tutto al sentire
la bellezza delle lodi di San Tommaso.
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