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immagine della Madonna di San Brizio,
custodita nella omonima cappella
all'internod el Duomo di Orvieto
la tradizione vuole che si tratti
di un dipinto acheropita, ovvero
non eseguito da mano umana,
ma venuto direttamente dal cielo,
si tratterebbe dei veri volti
della Madonna e di Gesù
un'altra credenza, invece,
afferma che fu lo stesso Evangelista
Luca a dipingere quelli che
erronemaente sono ritenuti
i ritratti acheropiti di Maria
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Una antichissima tradizione, supportata anche da documentazioni
storiche, vuole che il Comune di Orvieto abbia deliberato di
portare con particolare solennità l'immagine della madonna dalla
chiesa di Sant'Andrea fino al Duomo il 14
agosto 1338, per implorare la liberazione della città
da un lungo assedio che rischiava di farla capitolare.
L'assedio, forse anche grazie a qualche aiuto celeste, finì,
e noi vorremmo riproporre una immaginaria preghiera di una popolana
del periodo, in un sonetto in dialetto orvietano.
Sarve Reggina*
Sarve Reggina, Madre de le Sante,
ascorta la preghiera che te famo,
e guarda, si tu voe, com'è che stamo,
e dove semo, come semo e quante…
E Madre, tu vedrae che semo tante,
e vedrae pure quello che magnano,
e allora capirae perchè pregamo,
e perchè semo così tanto affrante.
Mannice via 'r nemico che c'opprime,
e che da anne nun ce lascia gnente,
e che riesce solo a fa' der male,
e si tu poe, aiuta noe per prime,
aiuta prima noe, la pora ggente,
che 'l ricco, pur' in guerra, magna uguale.
*sonetto composto da Marco
Sciarra in occasione della mostra «Tradizioni Orvietane»,
tenutasi nell'agosto 1994 presso il Pozzo
della Cava, per festeggiare il decennale della scoperta
del pozzo.
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